venerdì 31 gennaio 2014

Perché vaccinare i maschi contro la rosolia?

Che senso ha immunizzare i maschietti contro la rosolia, una malattia pericolosa solo se contratta in gravidanza?
"Diversi anni fa la vaccinazione contro la rosolia veniva offerta solo alle adolescenti, ma la copertura rimaneva insufficiente a intaccare l'incidenza dei casi di rosolia congenita nei neonati", risponde Michele Conversano, presidente della Società Italiana di Igiene. "I risultati concreti li abbiamo ottenuti quando abbiamo raccomandato la vaccinazione a tutti i nuovi nati, maschi e femmine. Abbiamo creato così una protezione di gregge per tutta la popolazione. Similmente si pensa ora di estendere la vaccinazione contro il papilloma virus anche ai maschi. Servirebbe a proteggere meglio la popolazione femminile dal rischio di tumore al collo dell'utero e anche a proteggere i maschi dal condiloma".

Vaccini raccomandati: cosa c'è dietro la scelta

In che modo le autorità sanitarie scelgono quali vaccinazioni inserire nel piano vaccinale, tra quelle raccomandate e offerte gratuitamente? Risponde Michele Conversano, presidente della Società Italiana di Igiene, a margine del convegno "Vaccini e vaccinazioni: atto quarto" in corso a Roma, organizzato dalla Rete Vaccini della Federazione Italiana Medici Pediatri.
"Al momento di scegliere se inserire o meno una nuova vaccinazione tra quelle raccomandate viene avviata una procedura di valutazione che tiene conto della pericolosità della malattia, della sua incidenza, dei costi della malattia per il servizio sanitario pubblico e dei costi indiretti per la società, di quanto costa la malattia in termini di anni di vita persi e in termini di anni di vita in relazione alla qualità della vita", dice Conversano. "Questi fattori vengono confrontati e pesati rispetto al rischio di reazioni avverse al vaccino e rispetto alla spesa del servizio sanitario per offrire la vaccinazione. Solo se il bilancio  è positivo la vaccinazione viene inserita nel Piano Nazionale Vaccini".

lunedì 27 gennaio 2014

Influenza: arriva il picco dell'epidemia

È in arrivo, in questi giorni, il picco dell'epidemia stagionale di influenza che colpisce maggiormente bambini, anziani, portatori di malattie croniche e mamme in attesa. L'abbassamento delle temperature previsto nelle prossime ore favorirà la diffusione dell'infezione, ma non perché il freddo di per sé faccia ammalare. "Gli sbalzi di temperatura, cioè il passaggio improvviso da freddo a caldo e viceversa, abbassano temporaneamente i meccanismi di difesa delle vie respiratorie", spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, "ma soprattutto, il freddo spinge la gente a trascorrere più tempo nei luoghi chiusi, riscaldati e spesso affollati, dove il contagio è più probabile".
Il Centro Europeo per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie ricorda le tre accortezze utili per ridurre il rischio di infezione: lavare frequentemente le mani, coprire naso e bocca quando si tossisce o si starnutisce e rimanere a casa quando si è affetti da malattie respiratorie febbrili.
Chi si è ammalato deve aspettare che l'influenza faccia il suo decorso naturale. Gli unici farmaci consigliati sono i sintomatici per abbassare la temperatura e alleviare il malessere (per i bimbi solo paracetamolo o ibuprofene, vietato l'acido acetilsalicilico). In assenza di sovrainfezioni batteriche, gli antibiotici sono inutili. Gli antivirali sono utili a ridurre la durata della malattia e il rischio di complicazioni se assunti entro 48 ore dalla comparsa dei primi sintomi. Sono indicati nei pazienti a maggio rischio, su prescrizione del medico curante.
Quest'anno il 54% degli Italiani si è curato l'influenza con farmaci sintomatici, il 37% non ha assunto medicine, il 5% ha preso antibiotici, il 4% antivirali, secondo un sondaggio lanciato da www.osservatorioinfluenza.it, il sito patrocinato dal Ministero della Salute che offre informazioni, consigli e aggiornamenti continui sull'andamento dell'epidemia.

venerdì 24 gennaio 2014

Attente all'esperto

Il fai da te con la dieta è pericoloso, soprattutto in gravidanza. Le future mamme in sovrappeso che devono contenere l'apporto calorico o quelle che hanno specifiche patologie, come il diabete gestazionale, devono rivolgersi a un esperto per una prescrizione. L'esperto, però, deve essere davvero competente.
L'Associazione Nazionale Dietisti ricorda che la dieta nella sua accezione medica è materia dei laureati in medicina con indirizzo in scienze dell'alimentazione e dei laureati triennali in dietistica. Termini come “nutrizionista” o “esperto in nutrizione” non sono indicativi di alcun titolo medico o professionale.