mercoledì 26 marzo 2014

#5azioni: un paio di osservazioni

Al termine della diretta della conversazione digitale su diabete e gravidanza voglio fare un paio di osservazioni.
È emerso dalle testimonianze un aspetto che mi ha stupito: la scarsa informazione sul rischio di diabete gestazionale che viene fornita dai ginecologi alle donne che aspettano e a quelle che programmano una gravidanza. Considerato l'aumento dell'età media delle mamme in attesa, fattore che predispone al diabete gestazionale, l'informazione delle dirette interessate dovrebbe essere una priorità.
Seconda osservazione: mi è piaciuto quel che ha detto Salvatore Alberico, direttore della Struttura Complessa di Patologia Ostetrica dell'Ospedale Burlo Garofolo di Trieste. Cioè che per le donne già affette da diabete di tipo 2 o a rischio di sviluppare la malattia, la gravidanza, se ben seguita, può essere un'opportunità di conoscere alcune condizioni di patologia che altrimenti potrebbero essere misconosciute, dunque un'opportunità per prendersi cura della propria salute.
Di recente, l'Istituto Superiore di Sanità ha aggiornato le linee guida sulla gestione della gravidanza, individuando alcuni fattori di rischio in presenza dei quali è opportuno sottoporre la donna in attesa a screening per il diabete. Ma il cosiddetto decreto Bindi, che elenca gli esami raccomandati e offerti gratuitamente in fase preconcezionale e in gravidanza, non è aggiornato e non tiene conto delle più recenti linee guida dell'ISS. Dunque, di fatto alle future mamme in Italia non viene offerto quello che gli esperti raccomandano come approccio migliore per la gestione della salute in gravidanza.

Ecco il video in differita della cnversazione di oggi.


La prossima conversazione digitale di 5azioni sarà su diabete e bambini, anche questo un argomento che mi interessa. Proporrò di nuovo la diretta qui sul blog.

martedì 25 marzo 2014

La diretta: diabete e gravidanza



Diabete e gravidanza: un binomio che fa paura e che purtroppo si incontra sempre più spesso. Vuoi per l'aumento dell'incidenza dei disturbi del metabolismo tra le donne, vuoi per l'innalzamento dell'età media alla prima gravidanza, sono sempre più numerose le mamme in attesa che devono fare i conti con questa patologia, le complicanze connesse, i rischi per il nascituro.

Dalle 18 alle 19 di oggi potrete assistere qui, oppure al sito 5azioni.it alla diretta di un incontro su diabete e gravidanza organizzato da Sanofi nell'ambito dell'iniziativa #5azioni per la prevenzione e la gestione del diabete.

Parteciperanno all'incontro le rappresentanti di quattro associazioni di pazienti: Fulvia Accoto, di Diabete Italia, Rosalia Restivo, dell'Associazione Diabetici Vincenzo Castelli, Anna Maria Allegro, dell'Associazione Diabetici Alcamesi, e Ilaria Grazia Bonifetti, di Portale Diabete.
Parteciperanno inoltre Salvatore Alberico, primario di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Pediatrico Burlo Garofolo di Trieste, e Annunziata Lapolla, professore associato di Malattie del Metabolismo dell'Università di Padova.
Infine, interverranno Michela Vuga, giornalista dell'agenzia AGR-RCS Broadcast ed Elena Salomoni, fondatrice della web radio MammeInRadio.it, che ha vissuto in prima persona il diabete gestazionale.

Per contribuire al dibattito, twittate con l'hashtag #5azioni.

Se non potete seguire la diretta, non perdetevi la registrazione dell'incontro, che sarà disponibile sul sito 5azioni.it


lunedì 24 marzo 2014

5 azioni contro il diabete gestazionale

La gravidanza espone l'organismo delle donne a un rischio aumentato di diabete di tipo 2. "Il metabolismo materno durante l'attesa subisce dei cambiamenti ad opera degli ormoni prodotti dalla placenta, che interagiscono con l'insulina per garantire al feto l'apporto di zucchero necessario per il suo sviluppo", spiega Sergio Ferrazzani, ginecologo del Policlinico Gemelli di Roma. "Normalmente si instaura un equilibrio fisiologico. Talvolta, però, il delicato meccanismo si inceppa e insorge il diabete gestazionale".
Secondo stime del 2004, in Italia il problema riguarda il 7,5% delle donne in attesa. Un diabete gestazionale non diagnosticato e trattato per tempo può comportare serie complicanze per la madre e per il nascituro e un rischio aumentato per la donna di insorgenza di un vero e proprio diabete di tipo 2 negli anni e nei decenni successivi alla gravidanza.
Se riconosciuto per tempo, invece, il diabete gravidico può essere tenuto sotto controllo con una dieta calibrata e, nei casi più gravi, con la somministrazione di insulina durante l'attesa.

Si può prevenire il diabete gestazionale? Quali sono i fattori predisponenti da tenere d'occhio? Quali controlli fare in gravidanza? E come gestire la malattia se insorge?
La Sanofi ha lanciato un'iniziativa per sensibilizzare il pubblico sui rischi del diabete di tipo 2, dal titolo #5azioni. Domani, 25 marzo, alle ore 18, in diretta su 5azioni.it potrete seguire una "conversazione digitale" dedicata in particolare al diabete gravidico e partecipare twittando con l'hashtag #5azioni.

Qui trovate maggiori informazioni.

Potrete seguire la diretta anche da qui, dal mio blog, domani alle 18.
Vi aspetto!





venerdì 21 marzo 2014

L'ovaio policistico al maschile

Come promesso un mese fa, sono tornata a interessarmi della sindrome dell'ovaio policistico declinata al maschile. Ho parlato dell'argomento con Antonio Lanzone, direttore dell'Unità Operativa di Ginecologia Disfunzionale del Policlinico Gemelli di Roma.
"La sindrome metabolica, cioè un insieme di alterazioni della glicemia e della colesterolemia con tendenza al sovrappeso e aumento del rischio cardiovascolare, si manifesta nella maggior parte dei casi, sia nell'uomo che nella donna, con l'avanzare dell'età", spiega Lanzone. "Nella donna, poi, c'è una sindrome metabolica a esordio giovanile, che solitamente è associata a policistosi ovarica. Anche nell'uomo sono stati osservati casi di sindrome metabolica a esordio giovanile, contraddistinti da alcuni segni caratteristici della PCOS: perdita dei capelli, sovrappeso, pubertà precoce. È in questi casi che si parla di PCOS al maschile. La loro prevalenza è nettamente inferiore rispetto alla policistosi ovarica tra le donne".
Nell'uomo la sindrome metabolica a esordio giovanile nuoce alla fertilità, come accade alle donne? "Sì, in quanto l'obesità associata alla sindrome metabolica influisce negativamente sulla qualità del seme maschile", risponde Lanzone.

giovedì 20 marzo 2014

Un annuncio (sulle allergie)

Il 16 e 17 maggio si terrà a Roma un convegno organizzato dalla Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica dal titolo "Terapia delle malattie allergiche. Update 2014".
Salvo imprevisti, conto di andarci e postare quel che trovo di interessante.

Allergia alimentare... oppure no?

Le allergie alimentari sono un argomento molto di moda tra le mamme. In parte perché, effettivamente, il disturbo è molto diffuso nei primi anni di vita: colpisce dal 6 all'8% dei bambini di età inferiore ai 3 anni, secondo una stima citata da Roberto Bernardini, presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica. In parte perché c'è la tendenza ad attribuire i sintomi più disparati a reazioni allergiche a questo o a quell'alimento.
Le allergie alimentari possono manifestarsi con eruzione e gonfiore cutaneo, fame d'aria e respiro sibilante, nausea, vomito, enterite, vertigini e, in casi molto rari, shock anafilattico. "La reazione si verifica immediatamente dopo aver assunto un determinato cibo e tutte le volte che si assume quell'alimento", dice Bernardini. "Disturbi che si manifestano a distanza di ore oppure solo occasionalmente dopo l'assunzione dell'alimento sospetto, non sono sintomi di allergia alimentare".
La maggior parte delle allergie alimentari è provocata da determinate proteine contenute in crostacei, arachidi, frutta a guscio, come noci e nocciole, pesce, latte e uova.
Che cosa bisogna fare quando si sospetta che un bambino sia allergico a un alimento? "Deve sempre essere lo specialista con competenze in tale settore a eseguire l’anamnesi, a proporre le relative prove allergologiche cutanee, cioè il prick test, e l’eventuale prelievo di sangue per il dosaggio nel siero delle IgE specifiche per il possibile allergene ritenuto responsabile delle manifestazioni cliniche. In caso di dubbio diagnostico, è necessario eseguire il test di provocazione orale specifico, cioè la somministrazione dell'alimento sospetto in ambiente idoneo per fronteggiare eventuali reazioni avverse", spiega l'allergologo.

lunedì 17 marzo 2014

I bimbi a rischio di allergia

Come riconoscere fin dalle prime settimane di vita un bimbo a rischio di diventare un soggetto allergico? E che cosa si può fare per arrestare la progressione della malattia e ridurre la probabilità di future manifestazioni di allergia?
Ecco uno scampolo di intervista avanzato da un articolo che sto scrivendo.
"I bambini a maggior rischio di allergia sono quelli che hanno familiari di primo grado allergici", dice Alessandro Fiocchi, responsabile della Struttura Complessa di Allergologia dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. "Bisogna, inoltre, osservare alcuni segni precoci. È a rischio il bimbo che strofina spesso il nasino sulla spalla della mamma, quello che manifesta dermatiti e bronchiti asmatiche".
Che cosa possono fare i genitori in questi casi? "Se possibile, allattare il bimbo al seno in esclusiva per i primi sei mesi di vita", risponde l'esperto. "È l'unica misura di provata efficacia. In alternativa, possono scegliere un latte in formula specifico per la prevenzione delle allergie, seguendo il consiglio del pediatra di fiducia".
Ci sono poi altri accorgimenti, la cui utilità è ancora oggetto di studio. "La somministrazione nei primi mesi di vita di integratori probiotici, prebiotici, di vitamina D e di acidi grassi essenziali", dice Fiocchi. "Ma si tratta, per il momento, di ipotesi di lavoro non validate".

giovedì 13 marzo 2014

Allattamento al seno prolungato

Allattare al seno oltre il primo anno di età del bambino non nuoce alla sua salute o al suo sviluppo psicologico ed emotivo. Al contrario, poiché i benefici dell'allattamento sono dose-dipendenti, quanto più a lungo prosegue tanto maggiori sono i vantaggi che ne derivano sia per la madre che per il figlio. Lo ha dichiarato ufficialmente il Tavolo Tecnico Operativo Interministeriale sulla Promozione dell'Allattamento al Seno in una raccomandazione pubblicata il 27 febbraio scorso sul sito del Ministero della Salute.
Il documento non aggiunge nulla di nuovo a quello che l'OMS sostiene ormai da anni, sulla base di numerosi studi, ma fa piacere il riconoscimento pubblico del Ministero, soprattutto là dove nel testo si legge: "Continuamente vengono segnalate situazioni in cui la scelta della donna di allattare al
seno nel secondo anno di vita ed oltre è oggetto di colpevolizzazione se non addirittura di
strumentalizzazione giudiziaria come accaduto per controversie in cause di divorzio.
Contrariamente a quanto sostiene la ricerca scientifica e contrariamente alle più
aggiornate health policy, vengono purtroppo ancora creati allarmismi su presunte e non
provate conseguenze negative dell’allattamento di lunga durata."
Premesso che la scelta di allattare al seno va presa consapevolmente dalla donna, che non può essere obbligata né colpevolizzata se per diverse ragioni preferisce il ricorso al latte formulato, non è neppure giusto ostacolare o colpevolizzare la donna che pratica l'allattamento prolungato.

lunedì 10 marzo 2014

Gravidanza e parto secondo natura

Fare un figlio è un evento fisiologico e ogni sua medicalizzazione innecessaria è un errore dannoso. Detto questo, pienamente convinta di questo, vorrei fare qualche considerazione sui miti intessuti intorno al concetto di gravidanza e parto naturali.
C'è chi porta come esempio di idilliaca vicinanza allo stato di natura l'esperienza delle donne che danno alla luce i loro bimbi senza alcun intervento medico nei villaggi africani, sostenute solo dalla presenza delle anziane della comunità e delle altre madri. I bimbi che nascono in questo modo, ho sentito dire, crescono sani e sereni perché accuditi secondo antiche tradizioni e senza le deleterie interferenze della fredda tecnica medica.
Bene. Ogni giorno nel mondo 800 donne muoiono a causa di complicanze della gravidanza o del parto. Il 99% dei decessi avviene nei Paesi a basso reddito e nelle zone rurali di quelli a medio reddito, più della metà nell'Africa sub-sahariana e un terzo nel Sud-Est asiatico. Le cause più frequenti di morte materna sono emorragia post partum, infezione puerperale ed eclampsia. Si tratta quasi sempre di morti evitabili, se solo le donne avessero accesso a cure mediche e all'assistenza di personale qualificato, ma nei Paesi in via di sviluppo solo il 46% delle donne partorisce alla presenza di un medico, un'ostetrica o un'infermiera.
La mortalità materna è strettamente associata a quella infantile: ogni anno nel mondo muoiono più di tre milioni di bambini entro il primo mese di vita. Le cause più frequenti sono prematurità, asfissia alla nascita e infezioni postnatali. Altri 3,6 milioni all'anno muoiono entro il quinto anno di età, nel 45% dei casi per malnutrizione associata a polmonite, diarrea o malaria. Più del 70% dei decessi entro il quinto anno di età avviene nell'Africa sub-sahariana e nel Sud-Est asiatico.
Ribadisco che sono d'accordo sull'importanza di rispettare il decorso fisiologico di gravidanza e parto senza interventi innecessari, ma non accusiamo la medicina di infrangere il nostro magico rapporto con la natura. La medicina salva le vite e quando ci vuole ci vuole.

Crescere un figlio è una scienza esatta?

Esistono formule esatte da applicare per crescere bene un figlio? Esistono modalità di accudimento la cui validità è scientificamente dimostrata, oppure un approccio vale l'altro?
Ci sono genitori più o meno protettivi, genitori ad alto e a basso contatto, mamme che allattano al seno e mamme che scelgono il biberon, bimbi accolti nel lettone e altri che dormono nella loro cameretta fin dai primi mesi. Chi sbaglia e chi ha ragione?
Nei gruppi e nei forum sulla genitorialità le discussioni degenerano in guerre ideologiche, con critiche infuocate, accuse e talvolta insulti tra i sostenitori dell'una e dell'altra parte.
Se esistesse la formula esatta, queste guerre non avrebbero ragion d'essere. D'altra parte, se non esistesse alcuna formula, se fosse solo una questione di inclinazioni personali, ugualmente queste guerre non avrebbero alcuna ragion d'essere.
La realtà, come sempre, è complessa. Su alcuni aspetti esistono approcci la cui validità è scientificamente dimostrata, su altri no. Di certo un genitore che fuma accanto alla culla danneggia la salute del suo bambino, per fare un esempio. Ma non è stato ancora determinato, ed è difficile da determinare, quanto influisca sullo sviluppo psicologico di un bimbo il fatto di dormire o meno per mesi o per anni nel lettone dei genitori.
Arrovellandomi su questi pensieri, mi sono imbattuta in un blog davvero molto interessante. Si chiama Growth Curve: the inexact science of raising kids e riporta periodicamente gli spunti più interessanti dalla ricerca scientifica sull'accudimento e l'educazione dei bambini. Non è uno di quei siti che dispensano metodi universali per risolvere questo o quel problema, anzi ha un approccio critico anche ai risultati della ricerca nel settore e, soprattutto, un approccio pacato.