giovedì 29 maggio 2014

Allergia al latte vaccino nei bambini. Quale formula scegliere?

Mattes attraverso Wikimedia Commons


Dermatiti, gastroenteriti, reflusso, colichette e difficoltà di addormentamento: sono disturbi comuni nei primi anni di vita che tanti genitori attribuiscono ad allergia alle proteine del latte vaccino contenute nel latte in formula.
"Il 12% dei bambini è ritenuto allergico al latte vaccino e sottoposto a diete di esclusione che spesso risultano penalizzanti dal punto di vista nutritivo, senza prima chiedere il parere dello specialista. Al dunque, sottoposti a test diagnostici, solo uno su 7 dei presunti bimbi allergici lo è realmente", dice Alessandro Fiocchi, responsabile della Struttura Complessa di Allergologia dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. "Innanzi tutto, dunque, di fronte a un bambino che manifesta sintomi sospetti, occorre rivolgersi al medico e sottoporre il piccolo agli esami necessari per una diagnosi corretta".
Che fare poi se l'allergia al latte vaccino è reale e diagnosticata?
"Il latte in formula viene ottenuto da quello di mucca opportunamente trattato per renderlo più simile a quello umano, ma contiene proteine del latte vaccino, dunque non può essere somministrato a un bimbo con un'allergia specifica", risponde l'allergologo. "Sul mercato esistono diversi sostituti e la scelta di quello più adatto deve essere fatta caso per caso a seconda della gravità delle reazioni manifestate dal piccolo, delle caratteristiche nutritive dei diversi prodotti e tenendo conto anche del prezzo e del gusto della bevanda, che deve risultare abbastanza gradevole per il bambino".
Il latte vaccino idrolisato è latte vaccino le cui proteine sono state frammentate per abbattere il rischio di reazione allergica. "Nel nostro Paese è il prodotto più utilizzato per i bimbi allergici al latte vaccino e si trova anche in formulazione adatta ai neonati", osserva Fiocchi, "tuttavia, non è opportuno adottarlo come sostituto nei casi più gravi, quelli in cui il piccolo ha manifestato crisi anafilattiche o è reputato a rischio di crisi anafilattica".
Quando c'è la concreta possibilità di una reazione grave, gli specialisti si orientano di solito verso la miscela di aminoacidi. "Con questo prodotto il rischio di reazione è pressoché nullo", dice il pediatra. "Tuttavia, le miscele di aminoacidi hanno due svantaggi: sono molto costose e poco palatabili. I bambini non le gradiscono affatto e potrebbero rifiutare di alimentarsi".
Ci sono poi i latti di altri animali: pecora, capra e cavalla. "Quelli di pecora e capra non possono essere somministrati ai bambini allergici al latte vaccino, per la somiglianza di alcune proteine che potrebbero indurre reazioni", spiega Fiocchi. "Quello di cavalla può andar bene per i bimbi più grandi, dai 12 mesi in poi, perché in Italia non è disponibile sul mercato in forma umanizzata adatta ai piccoli".
Il latte di soia è sicuro per i bimbi allergici a quello vaccino. "Ma non è sovrapponibile al latte vaccino umanizzato dal punto di vista nutritivo: può determinare un rallentamento della crescita", osserva l'esperto. "Inoltre, alla lunga può sensibilizzare il bambino alle proteine della soia".
Sempre più spesso gli specialisti indicano il latte idrolisato di riso come ottimo sostituto per i bimbi allergici alle proteine del latte vaccino. "È sicuro, adeguato dal punto di vista nutritivo perché addizionato dei nutrienti mancanti, il sapore è ben tollerato dai bambini e anche il prezzo è sostenibile", dice Fiocchi.
Il latte di riso (diverso dal latte idrolisato di riso) e il latte di mandorle non sono sostituti del latte in formula, ma bevande adatte ai bambini più grandi.
Infine, una buona notizia per tutti i bimbi allergici alle proteine del latte vaccino. "Su 100 bambini allergici nel primo anno di vita, 50 hanno acquisito piena tolleranza entro i 3 anni e da lì in poi la situazione migliora ancor più velocemente, tanto che all'adolescenza quasi tutti i ragazzi ex-allergici hanno superato il problema", spiega il pediatra. "Per questa ragione è necessario sottoporre periodicamente i bambini con allergia diagnosticata a nuovi esami, per interrompere la dieta di esclusione quando non è più necessaria".

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