martedì 1 luglio 2014

Risparmiare sulle vaccinazioni

foto CDC
"Lo scandalo dello spreco di soldi pubblici per vaccini pediatrici inutili se non addirittura pericolosi". Sono queste le esatte parole usate nel comunicato stampa del Codacons che ha presentato un esposto contro la somministrazione della vaccinazione esavalente, ipotizzando i reati di truffa e abuso d'ufficio. Di recente la storia di questo esposto ha avuto ampia eco sulla stampa per la decisione del Gip di Torino di accoglierlo per ulteriori indagini.
La legge stabilisce l'obbligatorietà di quattro vaccinazioni, contro tetano, difterite, polio ed epatite B. L'esavalente, somministrata di routine ai bambini, ne contiene altre due, non obbligatorie ma raccomandate, quella contro la pertosse e quella contro l'Haemophilus influenzae di tipo b. Dal momento che non sono obbligatorie, sostiene il Codacons, non c'è alcuna ragione di fare queste ultime due vaccinazioni. Dal momento che non sono obbligatorie, sono inutili. Come se fosse utile solo ciò che è obbligatorio fare.
Ma c'è di più. L'associazione prosegue dicendo che eliminare l'esavalente, e dunque tagliare le due vaccinazioni non obbligatorie, comporterebbe un cospicuo risparmio di soldi per la collettività. Risparmiare sulla prevenzione è una mossa miope e improvvida, la peggior scelta possibile nella gestione della sanità pubblica.

Il vaccino contro il vaiolo oggi non viene più somministrato perché l'infezione, grazie alla vaccinazione, non esiste più. (CDC via Wikimedia Commons)
Prevenire serve a risparmiare
Si da il caso, infatti, che un'ampia documentazione scientifica testimoni l'efficacia di quei due vaccini nel prevenire la pertosse e l'Hib. E il loro costo per la collettività è nettamente inferiore al costo dei casi di malattia che l'assenza di vaccinazione comporterebbe.
Stefania Salmaso, direttore del Centro di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell'Istituto Superiore di Sanità, lo spiega dettagliatamente in una nota pubblicata di recente dall'ISS.
"Nel caso del Hib", scrive, "il costo della malattia deve tenere presente la gravità delle infezioni cliniche, invasive, che si verificano nella prima e nella seconda infanzia (specialmente meningite e sepsi tra 3 e 24 mesi, epiglottidite tra i 2 e i 5 anni); l’elevata frequenza degli esiti: 15-20% di sequele neurologiche, tra le quali ipoacusie; incremento della resistenza batterica per l’uso di trattamenti antibiotici. Vale la pena di ricordare che in Italia prima dell’introduzione della vaccinazione estesa si contavano più di un centinaio di casi ogni anno di malattie invasive da Hib. La vaccinazione è stata introdotta dal 1995, ma solo dopo la disponibilità di vaccini combinati con le componenti obbligatorie la sua frequenza d’uso è aumentata da quasi azzerare i casi in Italia.
Anche per la pertosse in epoca pre-vaccinale estesa (primi anni Novanta) si registravano decine di migliaia di casi ogni anno. Ogni caso di pertosse tossisce in modo parossistico per circa due mesi, viene sottoposto a diversi accertamenti e trattamenti e rimane per diverso tempo particolarmente suscettibile a molte infezioni respiratorie. Per i bambini nel primo anno di vita la pertosse può essere fatale. Tutto questo comporta costi economici non indifferenti moltiplicati per il numero di casi nel Paese. Dall’introduzione della vaccinazione, a partire dalla fine degli anni Novanta, la frequenza di pertosse ha registrato una diminuzione del numero dei casi, fino ai minimi storici degli ultimi anni".
La prevenzione, dunque, è uno strumento che serve proprio a risparmiare. Tagliare sulla prevenzione non fa risparmiare. Al contrario, moltiplica i costi.

foto CDC
I danni della guerra ai vaccini
Risparmiare sui vaccini o far la guerra ai vaccini diffondendo paure prive di fondamento scientifico fa dei danni concreti. Il 12 giugno scorso, in occasione del Congresso Italiano di Pediatria, sono stati presentati i dati relativi alla diffusione del morbillo nel nostro Paese.
"Nel mese di aprile 2014 si sono verificati in Italia 236 casi, portando a 1.047 quelli segnalati dall'inizio dell'anno, in notevole aumento rispetto al corrispondente periodo del 2013, quando si registrarono poco più di 700 casi", ha illustrato Alberto Ugazio, direttore del Dipartimento di Medicina Pediatrica dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma e presidente della Commissione vaccini della Società Italiana di Pediatria. "Lo scorso anno sono stati registrati complessivamente circa 2.200 casi di morbillo, ma a fine 2014 c'è da aspettarsene molti di più perché i dati oggi disponibili non comprendono il periodo di maggio-giugno, quando non si è ancora esaurito il picco stagionale".
Sulle cause del fenomeno gli specialisti non hanno dubbi: è correlato al progressivo calo in atto della copertura vaccinale contro il morbillo, un'altra vaccinazione non obbligatoria e dunque, secondo la logica dell'esposto del Codacons, inutile.

Il prossimo 8 luglio a Roma, l'Auditorium del Ministero della Salute ospiterà una conferenza stampa sull'importanza delle vaccinazioni pediatriche, in occasione del primo anno dalla nascita del portale di informazione www.vaccinarsi.org



Nessun commento:

Posta un commento

Che cosa ne pensi?