lunedì 29 dicembre 2014

Bimbi obesi: danno alla vista

D Sharon Pruitt via Wikimedia Commons
È brutto parlare di obesità sotto le feste, quando siamo assediati da pranzi di famiglia e panettoni? Ancora più brutto parlare di obesità infantile? Probabilmente sì, ma la coincidenza aiuta a dar risalto all'allarme lanciato dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù: i bambini obesi rischiano danni alla retina, danni che possono manifestarsi già nell'immediato e poi aggravarsi col passare del tempo se la condizione di obesità non viene corretta.
Lo dimostra uno studio condotto dai medici dell'ospedale su 1.000 piccoli e pubblicato sul Journal of Gastroenterology.
L'obesità è associata allo sviluppo di intolleranza al glucosio, fino al diabete di tipo 2, a steatosi epatica, cioè accumulo di grasso nel fegato, e alterazioni del livello dei trigliceridi. È associata a ipertensione, già in età pediatrica, e aumento del rischio cardiovascolare. Insomma, nuoce alla salute dei piccoli in diversi modi.
Ora gli specialisti del Bambino Gesù hanno evidenziato anche l'esistenza di un'associazione tra obesità infantile e danni al microcircolo sanguigno della retina. "Danni riscontrati nel 9% dei bambini obesi e pressoché inesistenti nei bambini normopeso", spiega Valerio Nobili, responsabile della Struttura semplice di epatologia, gastroenterologia e nutrizione dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, uno degli autori dello studio. "Qualora venga trascurata, la retinopatia può evolvere verso stadi più avanzati, fino alla compromissione della vista".
Cosa fare? Non è il caso di negare una fetta di panettone ai bambini a Natale, ma impostare per loro una dieta equilibrata tutti i giorni dell'anno, farli correre, camminare e giocare all'aria aperta e, quando sono già sovrappeso o in condizione di obesità, chiedere consiglio al pediatra.
"Inoltre, è importante eseguire un'attenta visita oculistica a tutti i bambini obesi", aggiunge Luca Buzzonetti, responsabile dell'Unità Operativa Complessa di Oculistica dell'ospedale e coautore della ricerca.

martedì 23 dicembre 2014

Farmaci online: le insidie della rete

"Ragazze, il mio piccolo non vuol mangiare. Che cosa date ai vostri per stimolare l'appetito?"
"Io ho ne ho provati tanti e mi sono trovata bene solo con lo sciroppo Xxx"
"Grazie! Sarà il prossimo che proverò!"

Il logo che certificherà la legittimità delle farmacie online  dal prossimo 1 luglio
 Fate un giro su qualunque forum online per mamme e ne troverete a bizzeffe di scambi come questo. Recensioni e prescrizioni fai da te di farmaci, integratori e prodotti fitoterapici si incrociano nell'anonimato della rete.
Secondo l'ultimo Rapporto del CENSIS sulla situazione sociale del Paese, il 41,7% degli Italiani cerca informazioni sanitarie sul web e il 48,1% mette in pratica, più o meno frequentemente, le indicazioni per la salute reperite sui media e su Internet.
La conoscenza a portata di click è una gran cosa, ma in rete circola di tutto e a volte non è facile distinguere le fonti affidabili dai siti spazzatura.
Ma c'è di peggio: il mercato dei farmaci online. Nonostante la compravendita di medicinali via Internet sia attualmente vietata nel nostro Paese, secondo l'Aifa il ricorso a rivenditori sul web è molto diffuso. E a servirsi di questi fornitori non sono solo gli uomini con disturbi erettili che cercano pilloline blu al riparo dall'imbarazzo. "C'è anche il pubblico femminile: donne che acquistano prodotti per dimagrire, fitoterapici per stimolare la fertilità, farmaci da banco e integratori per proteggere i bimbi dai malanni di stagione", osserva Antonio Clavenna, farmacologo dell'Istituto Mario Negri di Milano. Attenzione, perché in rete il rischio di incappare in un prodotto scaduto o contraffatto è altissimo. "Può trattarsi di medicinali che non funzionano o, peggio ancora, dannosi", spiega Clavenna.
Dal primo luglio dl 2015, la compravendita di farmaci online sarà legale anche in Italia, limitata ai prodotti da banco, senza obbligo di ricetta. Le farmacie autorizzate dal Ministero della Salute figureranno in un elenco ufficiale e saranno riconoscibili da un logo comune a tutti i Paesi dell'UE.
"Anche dopo quella data, raccomando cautela negli acquisti online per i bambini e le future mamme", dice il farmacologo. "Infanzia e gravidanza sono due fasi della vita in cui è opportuno consultare un medico anche per l'indicazione di farmaci da banco, senza obbligo di ricetta. Chi non consulta il medico ma si rivolge a un farmacista in carne e ossa può, quanto meno, giovarsi del suo consiglio. L'acquisto online taglia anche questo filtro esponendo a rischi maggiori di inappropriatezza".

giovedì 18 dicembre 2014

#gattiniperlascienza 6

Per fare felice un bambino non c'è bisogno di un regalo costoso. Verissimo. Attenzione, però, a non sacrificare la sicurezza dei giocattoli in nome del risparmio. I requisiti minimi che ogni prodotto deve rispettare per finire tra le mani di un bimbo sono due: che sia contrassegnato con il marchio CE e che la fascia d'età consigliata sia quella giusta per il destinatario.
"Attenzione soprattutto agli oggetti smontabili in piccoli pezzi, come le ruote delle macchinine o gli occhi dei peluches, e a quelli che contengono batterie a bottone", avverte Antonio Urbino, presidente della Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica. "Il 40% dei casi di soffocamento è dovuto all'ingestione di giocattoli e piccoli oggetti. Le conseguenze possono essere molto gravi".

martedì 16 dicembre 2014

Pianificare le gravidanze: un diritto di poche

DFID - UK Department for International Development
Entro il 2050 l'umanità conterà 9 miliardi e mezzo di individui, secondo le stime citate da Massimo Livio Bacci, demografo dell'Università di Firenze in un recente incontro dell'Accademia dei Lincei a Roma. "La crescita non sarà uniforme in tutti i paesi", ha spiegato Bacci. "Ci sarà stazionarietà nei paesi ricchi, un incremento del 30% nei paesi ‘meno poveri’, nelle aree in via di sviluppo, e addirittura un raddoppio nei paesi poverissimi, in gran parte nell’Africa sub-sahariana".
L'incremento produrrà più insicurezza alimentare e malnutrizione, danni all'ambiente e flussi migratori incontrollati. 
Che fare? Contenere per quanto è possibile la crescita demografica. Non certo con i fantomatici "vaccini sterilizzanti" che ONU e OMS diffonderebbero in Africa secondo una bufala che circola di questi tempi in rete, ma garantendo alle donne accesso alla pianificazione familiare per programmare, ritardare e distanziare le gravidanze. È una delle imprese che impegna maggiormente l'Organizzazione Mondiale della Sanità, un'impresa tutt'altro che facile, per i suoi risvolti politici e culturali.
"Gli sforzi in questa specifica area di lavoro devono necessariamente essere inter-settoriali", spiega
Flavia Bustreo, vice direttore generale per la salute delle famiglie, delle donne e dei bambini dell'OMS, che ho intervistato alcuni mesi fa per il mensile Confronti. "Per esempio, soluzioni legislative atte ad affrontare il tema delle spose bambine possono allo stesso tempo avere un impatto sulla salute riproduttiva, nello specifico sulla riduzione delle gravidanze in età adolescenziale. È importante sottolineare che tutti questi interventi hanno come fine ultimo la tutela dei diritti dei bambini e più in generale dei diritti umani".
Non dimentichiamo, infatti, che la maternità non pianificata in questi Paesi comporta una elevatissima mortalità materna e infantile: ogni giorno nel mondo 800 donne muoiono a causa di complicanze della gravidanza o del parto e il 99% dei decessi avviene nei Paesi a basso reddito e nelle zone rurali di quelli a medio reddito, più della metà nell'Africa sub-sahariana e un terzo nel Sud-Est asiatico. E in queste due regioni avviene più del 70% dei decessi di bambini entro i primi 5 anni di vita.

lunedì 15 dicembre 2014

Cerchi un bimbo? Tre ragioni per controllare la tiroide

Sean McGrath via Wikimedia Commons
L'ipotiroidismo e in particolare quello dovuto a tiroidite di Hashimoto, una malattia autoimmune che provoca la progressiva distruzione della funzionalità della tiroide, è molto diffuso tra le donne in età fertile. Ne soffre dal 5 al 20% e spesso non è riconosciuto perché in forma subclinica e asintomatica o con sintomi molto sfumati.
Ci sono tre ragioni per cui una donna che cerca una gravidanza dovrebbe controllare la tiroide con un semplice dosaggio ematico dell'ormone TSH o, in caso di precedenti familiari, con la ricerca degli anticorpi antitiroidei.
La prima ragione è che l'ipotiroidismo riduce la fertilità femminile. Provoca un aumento della prolattina e rallenta il metabolismo degli ormoni sessuali femminili, arrivando nei casi più seri a indurre irregolarità mestruali.
La seconda ragione è che nelle prime fasi della gravidanza l'ipotiroidismo può ostacolare l'impianto dell'ovocita fecondato e aumenta il rischio di interruzione spontanea a impianto avvenuto.
La terza ragione è che fino alla dodicesima settimana, quando il feto sviluppa la propria tiroide, il fabbisogno di ormoni tiroidei del nascituro è soddisfatto dalla tiroide materna, che deve funzionare in modo ottimale: ne va dello sviluppo del sistema nervoso fetale.
Il superlavoro richiesto alla tiroide materna in gravidanza può trasformare una tiroidite subclinica in franco ipotiroidismo. Lo stesso può accadere se la donna si sottopone a procreazione assistita, perché l'impennata degli ormoni estrogeni prodotta dalla stimolazione farmacologica delle ovaie può interferire con il funzionamento di una tiroide che ha in partenza qualche problema. Per questa ragione molti centri per la PMA prescrivono alle aspiranti mamme gli esami per la tiroide prima di dare il via al trattamento.

sabato 13 dicembre 2014

#gattiniperlascienza 5

Fumare in presenza di un bimbo o fumare nella stanza in cui dorme abitualmente espone il piccolo a un rischio aumentato di soffocamento nel sonno, la Sudden Infant Death Syndrome (SIDS) o sindrome della morte in culla.
Maggiori informazioni sulla SIDS e sulle accortezze per la sua prevenzione sono disponibili sul sito del Centro Regionale SIDS dell'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze.

giovedì 11 dicembre 2014

Poveri in tutti i sensi

Il 47,9% dei bambini e ragazzi italiani di età compresa tra i 6 e i 17 anni non ha letto neppure un libro nel corso del 2013. Il 60,8% non ha visitato una mostra o un museo, il 51,6% non ha fatto neppure una vacanza lontano da casa.
Sono i dati impressionanti che emergono dal 5° Atlante dell'Infanzia (a rischio) in Italia, pubblicato qualche giorno fa da Save the Children Italia.
La deprivazione educativa e culturale va di pari passo con la povertà economica che coinvolge sempre più famiglie con bambini: il 13,8% dei minori vive in condizioni di povertà assoluta, il 23% in condizioni di povertà relativa, costretti a rinunciare a sport, svaghi, viaggi e cultura.
Le scuole primarie e medie a tempo pieno sono meno del 50%. Solo 13,5% bambini di età compresa tra 0 e 2 anni frequenta un nido pubblico o convenzionato.

Qui potete scaricare il rapporto di Save the Children e conoscere le iniziative dell'associazione contro la povertà materiale e culturale dei bambini.

lunedì 8 dicembre 2014

Questione di vita o di morte: lo screening metabolico neonatale



Vita o morte di un bimbo possono dipendere dall'esito dell'analisi di poche goccie di sangue prelevate dal suo tallone alla nascita. È lo screening metabolico neonatale, un test che permette di diagnosticare tempestivamente più di 40 malattie metaboliche ereditarie. Ne soffre un neonato su 3.000. Sono rari difetti genetici che provocano la carenza o la totale assenza di enzimi essenziali per il corretto funzionamento dell'organismo.
"Producono gravi disabilità permanenti, spesso sono letali", spiega Alberto Burlina, direttore della Struttura Complessa Malattie Metaboliche Ereditarie dell'Università di Padova. "Ma se vengono diagnosticate precocemente, prima della manifestazione clinica, e trattate con gli opportuni farmaci o con restrizioni dietetiche, nella maggior parte dei casi è possibile mitigarne i danni salvando la vita al bambino e preservando il suo corretto sviluppo".
In Italia per legge tutti i neonati devono essere sottoposti a screenining per tre di queste patologie: fibrosi cistica, ipotiroidismo congenito e fenilchetonuria. "Nei fatti, però, solo l'83% fa il test per la fibrosi cistica, a causa di carenze economiche e organizzative di alcune Regioni", osserva Carlo Dionisi Vici, presidente della Società Italiana per lo Studio delle Malattie Metaboliche Ereditarie e lo Screening Neonatale. "Il 30% dei neonati italiani, invece, viene sottoposto allo screening allargato, che copre più di 40 patologie. Le Regioni che lo erogano sono Veneto, Trentino Alto Adige, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Sardegna. In alcune altre Regioni lo screening allargato viene offerto a macchia di leopardo solo da alcune ASL. Accade, per esempio, nel Lazio".
Si viene a creare così una situazione di profonda ingiustizia, per cui un bimbo può perdere la vita solo perché è nato nella città o nel quartiere sbagliato.
L'articolo 1, comma 229, della Legge di Stabilità per il 2014 introduce l'obbligatorietà dello screening neonatale esteso su tutto in territorio nazionale, finanziandolo nella misura di 5 milioni di euro all'anno, ma al momento non ha ancora trovato applicazione.
I futuri genitori che desiderano avvalersi di questo esame ma abitano in una Regione che non lo offre, possono rivolgersi all'Associazione Italiana Sostegno Malattie Metaboliche Ereditarie, che aiuta le famiglie di tutta Italia a organizzare privatamente l'esecuzione dell'esame appoggiandosi alle strutture delle Regioni attrezzate. Per maggiori informazioni vai su www.aismme.org, oppure chiama il numero verde 800910206.
"La disomogeneità nell'esecuzione dello screening non è l'unico punto dolente della questione", aggiunge Alberto Burlina. "Essendo queste malattie molto rare, sono pochi gli specialisti e le stutture con le competenze e l'esperienza per trattarle e spesso dopo la diagnosi le famiglie sono costrette a complicati spostamenti per far sì che il bimbo riceva le cure necessarie".

lunedì 1 dicembre 2014

AIDS: se la conosci la eviti


Il vecchio slogan delle campagne contro l'AIDS è più che mai attuale: se la conosci la eviti. In Italia pochi conoscono l'AIDS, pochi sanno come si contrae e si proteggono. I più pensano che il rischio di contagio riguardi gli altri, riguardi solo alcune fasce di popolazione a rischio.
Ecco qua i dati dell'Istituto Superiore di Sanità:
- 3.806 persone hanno scoperto di essere positive all'HIV nel 2013
- nel 72,2% dei casi si tratta di maschi
- l'incidenza più alta è stata registrata nella fascia d'età tra 25 e 29 anni
- nell'83,9% dei casi l'infezione è attribuibile a rapporti sessuali non protetti (26% maschi eterosessuali, 18,5% femmine eterosessuali, 39,4% maschi che hanno rapporti con maschi)
- il 76% dei nuovi diagnosticati è di nazionalità italiana
- più della metà delle nuove diagnosi è avvenuta con la malattia in fase già sintomatica