Come è stato il tuo parto? Sei
soddisfatta dell'esperienza vissuta? Provate a formulare queste
domande su un forum frequentato da neomamme e farete un buon raccolto
di “storie dell'orrore”: racconti di travagli affrettati con
l'ossitocina per liberare un posto in sala, snervanti monitoraggi in
continuo, poca intimità e via vai continuo di operatori, episiotomie
praticate di routine.
Gli aneddoti, si sa, non fanno
statistica. Che dire, dunque? Sono pochi casi eccezionali che
risaltano per la loro negatività, oppure effettivamente l'eccesso di
medicalizzazione del parto fisiologico è diffuso nel nostro Paese?
di Tom Adriaenssen via Wikimedia Commons |
“L'Italia è uno dei Paesi al
mondo dove i bimbi nascono in condizioni di maggior sicurezza: la
mortalità materna e perinatale è bassissima, abbiamo un sistema
sanitario universalistico che assicura a tutte le donne l'assistenza
pubblica necessaria”, osserva Serena Donati, ricercatrice del
Reparto salute della donna e dell'età evolutiva dell'Istituto
Superiore di Sanità. “Fatta questa doverosa premessa, va detto
che effettivamente nel nostro Paese c'è un problema di eccessiva
medicalizzazione dell'evento nascita. Lo dimostra in primis la
percentuale dei tagli cesarei, che sono di gran lunga troppi rispetto
a quanto raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Anche nell'espletamento del parto vaginale, c'è un ricorso
eccessivo, e dunque inappropriato, a pratiche mediche come
l'induzione del travaglio o l'episiotomia. Il Ministero della Salute
tiene il polso della situazione analizzando le schede di dimissione
ospedaliera e i certificati di assistenza al parto e l'Istituto
Superiore di Sanità conduce indagini campionarie periodiche
sull'intero percorso nascita. L'ultima pubblicata risale al
2011-2012”.
È il Rapporto “Percorso nascita:promozione e valutazione della qualità di modelli operativi”, che riporta i dati relativi ad alcuni indicatori di appropriatezza.
Ne risulta che il 19,4% delle donne coinvolte nell'indagine che
ha partorito per via vaginale ha avuto il travaglio indotto, quasi il
doppio del 10% che l'Organizzazione Mondiale della Sanità indica
come percentuale ottimale. L'episiotomia è stata praticata nel 43,6%
dei parti vaginali. Si fa quasi di routine, mentre l'OMS
raccomanda di limitarla ai pochi casi di reale necessità. Mancano
informazioni sulla frequenza di altre pratiche a rischio di
inappropriatezza, come il monitoraggio continuo durante il travaglio,
la somministrazione di ossitocina o la manovra di Kristeller, inutile
e pericolosa secondo la letteratura scientifica.
di Kopfjäger via Wikimedia Commons |
Soddisfatte?
Il rapporto contiene anche i risultati
di un'indagine sulla soddisfazione delle neomamme riguardo
l'esperienza del parto. Risultato: il 47,7% delle madri italiane
intervistate la considera ottima, il 34,7 la considera buona, il 12,7
soddisfacente, il 3,3 insoddisfacente e l'1,6% pessima.
“È significativo il fatto che meno
del 50% delle interpellate abbia giudicato ottima l'esperienza
vissuta”, commenta Michele Grandolfo, ex direttore dello stesso
Reparto dell'Istituto Superiore di Sanità, uno degli autori del
rapporto. “Va detto, inoltre, che una donna a cui viene posta una
domanda di questo tipo tende spesso a dichiarare un livello di
soddisfazione superiore a quello realmente percepito”.
Perché? “A causa delle aspettative
indotte dalla nostra cultura”, risponde Gabriella Pacini,
ostetrica di Freedom for Birth Rome Action Group. “La
maggior parte delle future mamme è portata ad aspettarsi un parto
difficile e doloroso. Così chi ha subito una procedura inutile e
inappropriata è convinta che fosse necessaria per il bene proprio e
del bambino e non se ne lamenta. Non è socialmente ben accetto
lamentarsi e rammaricarsi per un evento che ha portato alla nascita
di un bambino sano, quindi la donna col suo piccolo in braccio
rimuove quanto di sgradevole ha vissuto”. Ci vorrebbe, dunque,
una maggiore consapevolezza da parte delle partorienti sulla
fisiologia del parto, sulle circostanze in cui questa o quella
procedura medica è realmente indicata e sul diritto al consenso
informato e al rispetto delle esigenze e delle preferenze personali.
“Le procedure mediche inappropriate, oltre alle conseguenze
negative per la salute che possono comportare, producono un danno
psicologico”, prosegue Grandolfo. “Inducono un senso di
incompetenza, sfiducia nelle proprie capacità, atteggiamenti di
delega”.
Linee guida
Induzione del travaglio, rottura
artificiale delle membrane, rasatura del pube, clistere, posizione
litotomica, divieto di bere acqua e idratazione per endovena,
somministrazione di ossitocina, monitoraggio continuo, episiotomia,
manovra di Kristeller sono alcune delle pratiche a maggior rischio di
inappropriatezza elencate nel manuale sull'assistenza al parto fisiologico dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e nelle linee guida sullo stesso argomento del National Institute for Health and Care
Excellence britannico.
Nel nostro Paese, al momento, il
Sistema Nazionale Linee Guida ha elaborato raccomandazioni relative
all'assistenza della gravidanza fisiologica e ai criteri per
l'indicazione del parto cesareo, ma non ha pubblicato alcun
documento relativo all'assistenza del parto fisiologico.
“Il SNLG è in una fase di
ridefinizione e non riceve finanziamenti da due anni”, dice Serena
Donati. “La sua attività di fatto è bloccata, tanto che non siamo
riusciti neppure a pubblicare l'aggiornamento delle linee guida sulla
gravidanza fisiologica previsto per il 2014. La gestione del parto
fisiologico è uno degli ambiti in cui sarebbe utile elaborare
raccomandazioni per la pratica clinica”.
A Paolo Scollo, presidente della
Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, non piace il
concetto di linee guida per l'assistenza al parto. “Il medico non è
un esecutore di linee guida”, dice. “È un professionista che
mette a frutto tutti i giorni la sua competenza e la sua esperienza,
valutando caso per caso quello che è opportuno fare. Anche le
pratiche a rischio di inappropriatezza elencate dall'OMS e dal NICE
in alcuni casi sono necessarie. Spetta al ginecologo decidere
quando”.
È un dato di fatto, però, che in
Italia il parto fisiologico è eccessivamente medicalizzato. C'è
qualche controllo da parte della SIGO sull'appropriatezza di
intervento dei propri associati? “La SIGO non ha finalità di
controllo”, risponde Scollo. “Spetta al singolo medico agire in
scienza e coscienza e se commette un abuso ne risponde personalmente.
L'eccesso di medicalizzazione c'è, ne siamo consapevoli, ed è
spesso legato al fenomeno della medicina difensiva. I ginecologi sono
i più tartassati dalle denunce da parte delle pazienti e di solito
un medico viene denunciato perché si ritiene che abbia fatto troppo
poco, non troppo. Dunque i ginecologi per cautelarsi tendono a fare
di più”.
Serena Donati non nega l'impatto del
timore delle denunce sul lavoro dei ginecologi. “Ma la risposta
giusta non è l'interventismo eccessivo e inappropriato”, dice.
“Altrimenti il cane si morde la coda. L'unica strada per risolvere
il problema è porre attenzione all'appropriatezza degli interventi
recuperando il rapporto di fiducia tra medico e paziente”.
In questo senso anche l'elaborazione di
linee guida rappresenta un intervento utile. “Sono
strumenti importanti per informare i professionisti sanitari e i
cittadini sulle pratiche più
appropriate in specifiche situazioni cliniche, tuttavia le evidenze
scientifiche non prendono decisioni! Possono solo guidare le scelte
assistenziali che spettano comunque ai clinici”, dice
Donati. “Le linee guida sono uno strumento per facilitare
l'aggiornamento dei professionisti e per aggiornare e condividere i
protocolli assistenziali nei diversi presidi sanitari. Rappresentano
un aiuto sulla strada per demedicalizzare l'evento nascita”.
Che cosa possiamo fare?
“Qualunque cittadino può
sollecitare il Ministero della Salute perché promuova l'elaborazione
di linee guida su uno specifico argomento”, osserva Michele
Grandolfo. “La richiesta ha più peso se viene da una società
scientifica, da un'associazione. Io credo che le mamme e le future
mamme che si aggregano in rete per comunicare e confrontare le loro
esperienze dovrebbero organizzarsi e formulare una richiesta in tal
senso. Hanno abbastanza peso per riuscire nell'intento e l'iniziativa
sarebbe un'ottima occasione per guadagnare consapevolezza sulla
gestione della propria salute”.