martedì 4 aprile 2017

Donazione del cordone ombelicale? Facciamo chiarezza


Un fotogramma del documentario "Sangue del suo sangue"
Dopo la nascita, il cordone ombelicale non serve più al tuo bimbo. Viene tagliato e scartato nel cestino dei rifiuti sanitari. È un peccato, perché contiene preziose cellule staminali emopoietiche che possono essere trapiantate, come quelle del midollo osseo, per curare gravi malattie come la leucemia, i linfomi e la talassemia. Donando il cordone puoi salvare una vita, senza alcun danno per te e per il tuo bambino.
È il messaggio veicolato alle future mamme dalle campagne di promozione della donazione del sangue cordonale. Messo in questi termini, l'invito è ineccepibile. Ma la questione è un po' più complessa di così. Le evidenze scientifiche emerse negli ultimi anni hanno messo in dubbio la sicurezza della procedura di raccolta del sangue nei tempi e nei modi attuati in passato, che del tutto innocui per il bambino non erano.

Il documentario


Della questione si occupa il documentario “Sangue del suo sangue”, realizzato dall'ostetrica Amyel Garnaoui con il marito, il regista Angelo Loy: 26 minuti di interviste a ematologi, ginecologi, ostetriche, bioeticisti, mamme, che verrà proiettato per la prima volta in contemporanea nelle sedi di decine di associazioni in tutta Italia il prossimo 7 aprile.
“Lo scopo di questa video inchiesta non è prendere posizione, ma porre delle domande”, dice Elena Skoko, presidente del Comitato per il Rispetto dei Diritti del Neonato (CoRDiN), che ha partecipato alla realizzazione del documentario. “La questione è aperta, oggetto di dibattito e ricerche a livello internazionale. Vogliamo che se ne discuta e che le mamme, coinvolte in prima persona, ricevano informazioni corrette, complete e non semplicistiche”.

Le domande sollevate dal documentario sono tante. Di chi è il sangue donato? È uno scarto inutile, altrimenti destinato alla distruzione, oppure è sangue del bambino? A donare, effettivamente, è la madre o il bambino? Il prelievo può nuocere alla salute del neonato? In che misura e a quali condizioni il prelievo è sicuro?



sangue del suo sangue - teaser from angelo loy on Vimeo.


Cellule preziose


Il sangue presente alla nascita nel cordone ombelicale contiene cellule staminali emopoietiche, cioè cellule non specializzate in grado di generare globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Il suo trapianto, come quello del midollo osseo da donatore adulto, permette di rimpiazzare il sangue malato nei pazienti affetti da talassemia e altre forme gravi di anemia, da leucemie e linfomi. Permette di rigenerare il midollo osseo danneggiato in seguito a trattamenti di radio e chemioterapia.

L'immaturità immunologica delle staminali da cordone abbassa il rischio di rigetto anche quando vengono infuse in un ospite che non sarebbe del tutto compatibile. Ciò le rende preziose per i pazienti che non hanno parenti di primo grado compatibili da cui ricevere una donazione di midollo osseo e che non trovano donatori compatibili neppure tra quelli iscritti al registro pubblico dei donatori di midollo.

Negli anni '90, quando è emersa l'utilità di queste cellule, in tutto il mondo hanno aperto i battenti banche per la crioconservazione del sangue da cordone. In Italia, la prima a entrare in attività è stata quella di Milano. Tra i suoi fondatori c'è l'ematologo Paolo Rebulla, oggi in pensione e consulente della Fondazione Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, che nel documentario mostra i grandi contenitori deputati alla conservazione delle sacche di sangue.
Oggi in Italia abbiamo 19 banche”, spiega a Mammifera Digitale, “e circa 40 mila sacche conservate. Ne usiamo solo una piccola parte, ma dobbiamo raccoglierne tante per disporre della massima varietà possibile di caratteristiche genetiche, così da aumentare le probabilità di trovare le cellule compatibili con qualunque paziente ne faccia richiesta. Per questa ragione, nei prossimi anni miriamo a incrementare ancora di più il numero”.

Le banche italiane sono collegate tra loro a formare una rete, coordinata dal Centro Nazionale Sangue, e le caratteristiche genetiche delle cellule conservate sono riportate in un registro internazionale, così che da ogni parte del mondo si possa identificare in tempi brevissimi la sacca utile per un dato paziente e fargliela pervenire.

Di chi è il sangue del cordone?


Durante la gravidanza, il sangue del nascituro circola continuamente tra il suo corpo e la placenta attraverso il cordone ombelicale, un funicolo gelatinoso al cui interno scorrono due arterie e una vena. Le arterie trasportano sangue povero di ossigeno e ricco di prodotti di rifiuto dal feto alla placenta, che in virtù dei suoi scambi col sangue materno, ossigena il liquido, lo pulisce dagli scarti del metabolismo e lo rifornisce di nutrienti. Quindi il sangue fetale torna al nascituro attraverso la vena ombelicale.

La circolazione non si interrompe nell'esatto istante in cui il bimbo viene alla luce, ma prosegue ancora per alcuni minuti, mentre il piccolo è impegnato nei suoi primi atti respiratori e si adatta alla vita extra-uterina. Durante questo intervallo di tempo, le contrazioni dell'utero spingono il sangue ossigenato presente nella placenta verso il neonato, passando per il cordone che ancora pulsa. È un fenomeno fisiologico che prende il nome di trasfusione placentare. Secondo un documento del 2015 del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists britannico, questo passaggio frutta al bambino dagli 80 ai 100 ml di sangue extra, che contengono dai 60 agli 80 mg di ferro, una scorta sufficiente a soddisfare le necessità del piccolo per 5 o 6 mesi di vita. Quando la pulsazione cessa, lo scambio tra placenta e neonato è terminato.


Se il cordone viene “clampato”, cioè chiuso con due pinze e poi tagliato, prima che abbia smesso di pulsare, la trasfusione placentare si interrompe e parte del sangue destinato al neonato rimane nella placenta e nei vasi del cordone stesso. In passato si credeva che clampare il cordone immediatamente dopo l'espulsione del bambino riducesse il rischio di ittero neonatale e di emorragia post partum per la madre, così per decenni la legatura precoce è stata adottata comunemente nella pratica clinica in Italia e nel mondo.


Ecco la mappa delle proiezioni del documentario "Sangue de suo sangue" previste in tutta Italia il 7 aprile


Nuove evidenze



“Negli ultimi dieci anni si è andata accumulando una serie di evidenze scientifiche di verso opposto”, dice il ginecologo Enrico Ferrazzi, direttore del Dipartimento donna, mamma e neonato dell'Ospedale Buzzi di Milano e responsabile del gruppo di studio sulla medicina perinatale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia. “Numerosi studi hanno dimostrato che il neonato trae beneficio dalla trasfusione placentare. Quel sangue in più aiuta il suo sistema cardiovascolare ad adattarsi al funzionamento extra-uterino, riduce sensibilmente il rischio di anemia a 5-6 mesi e favorisce il suo sviluppo neurologico. Un paio di anni fa, la mole dei risultati critici nei confronti del clampaggio immediato ha raggiunto un livello tale da non poterli più ignorare. L'OMS ha pubblicato un documento che raccomanda di aspettare da 1 a 3 minuti prima di legare e tagliare il cordone. Allo stesso modo si sono pronunciate numerose società scientifiche, tra cui la SIGO in Italia. Non è che oggi sia vietato clampare prima di un minuto dalla nascita, ma chi lo fa va contro l'evidenza scientifica e le buone pratiche cliniche. Un tempo si clampava precocemente nella maggioranza dei parti. Sulla situazione attuale non abbiamo dati certi, ma ritengo che oggi un 50% degli operatori si conformi alle nuove indicazioni e aspetti almeno un minuto”.


Qui entra in gioco la donazione. Nei casi in cui i genitori danno il proprio consenso alla raccolta, dopo l'espulsione del bambino e prima dell'espulsione della placenta, l'ostetrica lega il cordone ed estrae il sangue presente nei suoi vasi. “Ovviamente, quanto prima si lega il cordone, tanto più sangue si ricava”, spiega Gennaro Volpe, ematologo di Bari e presidente della sezione di Bari dell'Associazione Donatrici Italiane di Sangue da Cordone Ombelicale. Nel 2012 ha pubblicato una ricerca sui fattori ostetrici che determinano la raccolta ottimale di cellule.

Su questo aspetto si concentra l'attenzione del documentario “Sangue del suo sangue”. Il video aveva ottenuto il patrocinio della Regione Lazio ed era prevista la sua presentazione in anteprima il 24 marzo in una sala del Palazzo della Regione ma, pochi giorni prima dell'evento, patrocinio e ospitalità sono stati ritirati su sollecitazione del Centro Nazionale Sangue, l'ente pubblico che coordina le banche per la conservazione del sangue cordonale donato.

Perché il CNS è intervenuto contro l'iniziativa? “C'era perplessità circa la proiezione di questa inchiesta in una sede istituzionale quale la Regione Lazio, che ospita due banche pubbliche di cordone”, risponde Simonetta Pupella, che coordina l'area sanitaria del Centro. “Le associazioni promotrici del documentario esprimono critiche nei confronti del prelievo del sangue contenuto nel cordone ombelicale perché tale pratica ridurrebbe l'apporto di sangue al neonato durante le fasi finali del parto, con conseguenze negative per la salute del neonato stesso. L'Organizzazione Mondiale della Sanità e le società scientifiche di molti Paesi raccomandano la legatura e la recisione del cordone non prima di un minuto e l'Italia ha recepito queste indicazioni, sulla base di un parere espresso formalmente dalla Società Italiana di Neonatologia: l'Accordo Stato-Regioni 20/04/2011 stabilisce che, nel caso la coppia decida di donare il sangue cordonale al momento del parto, la legatura non deve avvenire prima di 60 secondi dalla nascita e la raccolta non deve mai interferire con l'assistenza al parto. Per quanto riguarda la presunta incompatibilità tra donazione del sangue cordonale e la salvaguardia della salute del neonato, il prelievo da un minuto fino a due minuti dalla nascita determina una raccolta adeguata di cellule staminali e non interferisce con le procedure del parto. Da quando è stata introdotta in Italia la raccolta del sangue cordonale per finalità di donazione (1993) nessuna reazione avversa è stata segnalata a carico dei neonati 'donatori'. Stesso dicasi per gli altri Paesi europei ed extra-europei”.


Le modalità della donazione in Italia


I risultati di tre studi pubblicati tra il 2015 e il 2016
sulla qualità delle donazioni di sangue da cordone
in funzione del tempo di clampaggio
Oggi dunque gli operatori dei centri nascita accreditati per la donazione sono tenuti ad aspettare un minuto prima di clampare e inserire l'ago per la raccolta”, dice Gennaro Volpe. “Così facendo, otteniamo meno cellule, ma qualcosa riusciamo comunque a raccogliere. L'importante è clampare prima che il cordone abbia smesso di pulsare, perché dopo rimane ben poco da prendere”.
Perché il trapianto di staminali da cordone abbia maggiori probabilità di successo, è necessario che la sacca di sangue contenga un numero elevato di cellule. Ce ne vogliono almeno un miliardo e mezzo perché la donazione venga accettata dalla banca. Negli ultimi anni sono stati pubblicati tre studi per valutare l'impatto del clampaggio differito sulla quantità di cellule che è possibile prelevare: uno svedese, uno canadese e uno statunitense. Tutti e tre confermano che più si aspetta e minore è la probabilità di raccogliere un numero di staminali sufficiente (vedi grafico). Attualmente in Italia la percentuale di unità di sangue prelevato che soddisfano i requisiti e vengono accettate dalle banche è dell'8,4%.

“L'importante è che i genitori siano informati di tutti gli aspetti della questione: per raccogliere la maggior quantità di staminali bisognerebbe clampare subito, ma questa pratica nuoce al neonato e infatti è esclusa dalle linee guida dello stesso Centro Nazionale Sangue”, conclude Enrico Ferrazzi. “Aspettando un minuto prima di clampare, il bambino riceve buona parte del sangue contenuto nei vasi della placenta e del cordone, ma non tutto quello che riceverebbe aspettando tre minuti. Donare clampando a un minuto è possibile, ma la probabilità che la donazione vada a buon fine è bassa. Aspettando tre minuti prima di clampare, non rimane nulla da donare



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