La nascita di un bimbo voluto e cercato porta gioia nella vita dei
suoi genitori, è un lieto evento. L'icona della coppia radiosa che
sorride al piccolo è un classico dell'immaginario collettivo. Certo,
c'è la stanchezza fisica e ci sono le difficoltà organizzative che
possono generare qualche contrasto tra mamma e papà nei primi giorni
dopo il parto, ma tutto si risolve in breve con un po' di buona
volontà e spirito di adattamento.
Eppure, tanti psicologi descrivono la nascita di un figlio, specie il
primo, come un'esperienza critica per l'equilibrio della coppia, che
può persino causarne la rottura. È solo una questione di
stanchezza, qualcosa che non vale la pena di approfondire? O c'è
forse una tendenza diffusa a sottovalutare l'enorme cambiamento, sul piano reale e su quello simbolico, che l'ingresso del terzo introduce in una relazione a due e sottacere i sentimenti ambivalenti che i
neogenitori possono provare in un momento così importante della loro
vita?
Quali dinamiche si attivano nella
coppia alla nascita del primo figlio? Quali sono i meccanismi che
possono generare tensione e contrasti? L'ho chiesto ad Adriano Legacci, psicoterapeuta e sessuologo di Padova.
Mi ha risposto citando la celebre
scena del film “The Matrix” in cui Morpheus offre a Neo la scelta
simbolica tra due pillole. “Pillola
azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e
crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle
meraviglie e vedrai quant'è profonda la tana del Bianconiglio”.
Mi ha posto di fronte a una scelta: "Vuole la versione rassicurante, facile da comprendere, accettare e condividere? Oppure vuole gettare uno sguardo sulla straordinaria profondità della mente umana? In
ogni singolo istante della nostra esistenza dobbiamo fare i conti con
la straordinaria potenza delle forze che si agitano nel nostro
inconscio”, si è spiegato Legacci, “di fronte alle quali
tendiamo a restare ciechi e sordi, colpevolmente felici di esserlo.
Non mi sorprenderebbe, dunque, se lei scegliesse di non parlare di inconscio,
per non turbare il quieto sonno dei suoi lettori”.
Di
fronte a un invito del genere, non potevo che scegliere la pillola
rossa… ed ecco come mi ha descritto la tana del
Bianconiglio.
“Nel mito e nella leggenda sono rintracciabili straordinari riferimenti ai temi simbolici che si agitano nelle profondità dell'inconscio umano. Ecco alcuni esempi di quel che accade all'avvento del figlio, il giovane principe, nella mente del padre, il vecchio re", illustra lo psicologo.
"Urano, dio del cielo, e Gea, madre terra, generano figli che il padre sprofonda nella terra per non essere spodestato.
Crono, uno dei dodici figli nati da Urano e Gea, con la complicità della madre aggredisce ed evira il padre Urano. Lo detronizza e ne prende il posto.
Crono, avvertito da una profezia, vive le stesse angosce del padre: per timore di essere spodestato e cacciato dai figli avuti con Rea, li divora.
Zeus, uno dei figli di Crono destinato ad essere divorato, viene salvato dall'intervento della madre Rea che consegna al padre, al posto del figlio da divorare, una pietra racchiusa tra le fasce.
Sarò quindi Zeus a regnare nell'universo, dopo aver sconfitto e detronizzato il padre.
Questo mito è presente in molte altre forme nell'immaginario umano e culmina nell'Edipo di Sofocle, la tragedia che presta il nome al freudiano conflitto edipico, che costituisce il cuore pulsante dell'attività psichica umana: è il desiderio di eliminazione e sostituzione del genitore dello stesso sesso e di possesso esclusivo del genitore di sesso opposto. Si tratta ovviamente di evocazioni poetiche, ma utili per rappresentare le dinamiche di natura inconscia, o solo parzialmente cosciente, che si manifestano con grande frequenza nella relazione tra padre, madre e figlio successivamente al parto”.
"Urano, dio del cielo, e Gea, madre terra, generano figli che il padre sprofonda nella terra per non essere spodestato.
Crono, uno dei dodici figli nati da Urano e Gea, con la complicità della madre aggredisce ed evira il padre Urano. Lo detronizza e ne prende il posto.
Crono, avvertito da una profezia, vive le stesse angosce del padre: per timore di essere spodestato e cacciato dai figli avuti con Rea, li divora.
Zeus, uno dei figli di Crono destinato ad essere divorato, viene salvato dall'intervento della madre Rea che consegna al padre, al posto del figlio da divorare, una pietra racchiusa tra le fasce.
Sarò quindi Zeus a regnare nell'universo, dopo aver sconfitto e detronizzato il padre.
Questo mito è presente in molte altre forme nell'immaginario umano e culmina nell'Edipo di Sofocle, la tragedia che presta il nome al freudiano conflitto edipico, che costituisce il cuore pulsante dell'attività psichica umana: è il desiderio di eliminazione e sostituzione del genitore dello stesso sesso e di possesso esclusivo del genitore di sesso opposto. Si tratta ovviamente di evocazioni poetiche, ma utili per rappresentare le dinamiche di natura inconscia, o solo parzialmente cosciente, che si manifestano con grande frequenza nella relazione tra padre, madre e figlio successivamente al parto”.
I fantasmi nella mente del padre
Con
la nascita del figlio, il legame tra i partner, che prima era
esclusivo, deve aprirsi all'ingresso del terzo. “E quello del terzo
è uno dei fantasmi più minacciosi che possono presentarsi nella
mente umana”, osserva Legacci. “Il bambino diventa il
destinatario delle cure, delle premure e del desiderio della madre.
Il desiderio viene sottratto all'eros e alla relazione con il partner
e destinato al figlio. Il padre passa in secondo piano e deve
affrontare la paura inconscia di essere sostituito e detronizzato,
che il figlio prenda il suo posto con la complicità della madre,
perché sul trono non c'è spazio per tutti. Il padre immagina inconsciamente che il nuovo arrivato voglia fare quello che lui stesso ha cercato di fare da bambino: evirare e detronizzare il vecchio re. È una paura
destabilizzante”.
I fantasmi nella mente della madre
Dal
canto suo, nella maggior parte dei casi la neomamma è naturalmente portata a concentrarsi empaticamente sul
piccolo, bisognoso di cure. Talvolta, però, anche lei si trova a
rimpiangere la sua esistenza di prima, la libertà di cui godeva, la
vita a due. “Quello dell'ambivalenza, ovvero dell'amore per il figlio unito a insofferenza e respingimento, è un sentimento naturale, che provano tutti. Non è facilmente accettato, però, dalla coscienza. La
nostra stessa cultura lo bandisce e lo rende inaccettabile,
inesprimibile”, dice lo psicologo, “soprattutto per la madre che
nell'immaginario collettivo è instancabile, votata al sacrificio.
Oltre alla stanchezza fisica, che indubbiamente gioca un suo ruolo,
la donna vive una forte tensione emotiva nel tentativo di comprendere
e governare le profonde emozioni e fantasie che si agitano dentro di
lei, per metabolizzare un cambiamento così importante nella sua
vita”.
Ci sono i casi, poi, in cui la madre dopo il parto cade in uno stato depressivo. "In chiave psicoanalitica è una reazione complessa generata dalla difficoltà ad accettare empaticamente l'avvento di un figlio reale in sostituzione del figlio ideale, fantasticato come parte inscindibile del corpo materno".
Ci sono i casi, poi, in cui la madre dopo il parto cade in uno stato depressivo. "In chiave psicoanalitica è una reazione complessa generata dalla difficoltà ad accettare empaticamente l'avvento di un figlio reale in sostituzione del figlio ideale, fantasticato come parte inscindibile del corpo materno".
Ci vuole consapevolezza
In
una conversazione su Facebook Costanza Jesurum, psicoanalista,
apprezzata blogger e autrice di saggi, conferma “Questo tipo di
vissuto si avverte in moltissime occasioni, in terapia con genitori,
nei corsi preparto. Non so se sia funzionale alla traduzione mentale
della differenza biologica, per esempio in fatto di allattamento e
nutrizione, o perché la forma culturale della famiglia dominante
informa le categorie dello psichico”.
Le
metafore chiamate in causa da Adriano Legacci non sono l'unica
possibile narrazione per rappresentare i turbamenti che i neogenitori
affrontano alla nascita del figlio. “Ma non c'è scuola di
psicoterapia, ognuna con i suoi miti di riferimento, che non parli
della turbativa che implica l'ingresso del terzo”.
Come
affrontare questi turbamenti? Come venirne a capo e ristabilire
l'equilibro nella vita e nel rapporto di coppia? “Ci vuole
consapevolezza”, risponde Legacci. “Non nascondere sentimenti e
fantasie ma accettarli, scavare dentro se stessi e parlare,
confrontarsi all'interno della coppia. Raramente si parla di queste
cose ai futuri genitori prima della nascita, mentre sarebbe bene
farlo, per prepararli al cambiamento”.
Nessun commento:
Posta un commento
Che cosa ne pensi?