Le allergie alimentari sono un argomento molto di moda tra le mamme. In parte perché, effettivamente, il disturbo è molto diffuso nei primi anni di vita: colpisce dal 6 all'8% dei bambini di età inferiore ai 3 anni, secondo una stima citata da Roberto Bernardini, presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica. In parte perché c'è la tendenza ad attribuire i sintomi più disparati a reazioni allergiche a questo o a quell'alimento.
Le allergie alimentari possono manifestarsi con eruzione e gonfiore cutaneo, fame d'aria e respiro sibilante, nausea, vomito, enterite, vertigini e, in casi molto rari, shock anafilattico. "La reazione si verifica immediatamente dopo aver assunto un determinato cibo e tutte le volte che si assume quell'alimento", dice Bernardini. "Disturbi che si manifestano a distanza di ore oppure solo occasionalmente dopo l'assunzione dell'alimento sospetto, non sono sintomi di allergia alimentare".
La maggior parte delle allergie alimentari è provocata da determinate proteine contenute in crostacei, arachidi, frutta a guscio, come noci e nocciole, pesce, latte e uova.
Che cosa bisogna fare quando si sospetta che un bambino sia allergico a un alimento? "Deve sempre essere lo specialista con competenze in tale settore a eseguire l’anamnesi, a proporre le relative prove allergologiche cutanee, cioè il prick test, e l’eventuale prelievo di sangue per il dosaggio nel siero delle IgE specifiche per il possibile allergene ritenuto responsabile delle manifestazioni cliniche. In caso di dubbio diagnostico, è necessario eseguire il test di provocazione orale specifico, cioè la somministrazione dell'alimento sospetto in ambiente idoneo per fronteggiare eventuali reazioni avverse", spiega l'allergologo.
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