Campagna AIFA 2010 |
"Alcuni scenari clinici non ne giustificano l'uso", ha dichiarato Luca Pani, direttore dell'AIFA. "L'80% delle infezioni respiratorie, per esempio, è di origine virale e non batterica e quindi gli antibiotici non sono efficaci per trattarle".
Per quale motivo vengono prescritti e somministrati in situazioni in cui non servono? "Perché tra la gente è diffusa la convinzione errata che gli antibiotici siano una panacea, in grado di stroncare qualunque infezione", spiega Anne Glover, microbiologa scozzese e capo consigliere scientifico della Presidenza della Commissione Europea. "Se un bambino sta male, ha la febbre alta e il paracetamolo offre solo un sollievo temporaneo, i genitori sono portati a pensare che un antibiotico possa risolvere la situazione. Vanno dal pediatra e chiedono la ricetta. Il pediatra non dispone degli strumenti diagnostici per stabilire presto e con certezza se l'infezione del bimbo è di origine batterica o virale. Nel dubbio e di fronte all'insistenza dei genitori e con lo studio affollato di pazienti da visitare che aspettano il proprio turno, prescrive l'antibiotico richiesto. Il suo ragionamento è: anche se non è necessario, comunque non gli fa male".
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Quali sono allora gli accorgimenti necessari per rallentare la diffusione delle resistenze batteriche? "Da parte dei pazienti adulti e dei genitori dei piccoli pazienti è necessario fare ricorso agli antibiotici solo su prescrizione del medico curante, senza cercare di influenzare la sua decisione", risponde l'esperta. "Da parte delle società mediche nazionali e internazionali è necessario redigere delle linee guida stringenti sull'appropriatezza delle prescrizioni. Dal canto suo, l'industria farmaceutica dovrebbe offrire ai medici strumenti diagnostici sempre più rapidi e affidabili per determinare in ambulatorio l'origine virale o batterica delle infezioni e investire nello sviluppo di nuovi antibiotici basati su meccanismi differenti da quelli ormai scarsamente efficaci a causa delle resistenze".
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