venerdì 1 agosto 2014

Gli antibiotici: solo quando servono davvero

Campagna AIFA 2010
Un paio di settimane fa l'Osservatorio sull'impiego dei medicinali dell'AIFA ha pubblicato il suo rapporto annuale "L'uso dei farmaci in Italia", relativo al 2013. Analizzando i dati presentati nel rapporto, la Federazione Italiana Medici Pediatri segnala la crescita del consumo e dell'inappropriatezza prescrittiva degli antibiotici: i bimbi ne assumono sempre di più e sempre più spesso vengono somministrati senza una effettiva necessità. Il 41% dei piccoli da 0 a 4 anni riceve almeno una prescrizione di antibiotico nel corso dell'anno.
"Alcuni scenari clinici non ne giustificano l'uso", ha dichiarato Luca Pani, direttore dell'AIFA. "L'80% delle infezioni respiratorie, per esempio, è di origine virale e non batterica e quindi gli antibiotici non sono efficaci per trattarle".
Per quale motivo vengono prescritti e somministrati in situazioni in cui non servono? "Perché tra la gente è diffusa la convinzione errata che gli antibiotici siano una panacea, in grado di stroncare qualunque infezione", spiega Anne Glover, microbiologa scozzese e capo consigliere scientifico della Presidenza della Commissione Europea. "Se un bambino sta male, ha la febbre alta e il paracetamolo offre solo un sollievo temporaneo, i genitori sono portati a pensare che un antibiotico possa risolvere la situazione. Vanno dal pediatra e chiedono la ricetta. Il pediatra non dispone degli strumenti diagnostici per stabilire presto e con certezza se l'infezione del bimbo è di origine batterica o virale. Nel dubbio e di fronte all'insistenza dei genitori e con lo studio affollato di pazienti da visitare che aspettano il proprio turno, prescrive l'antibiotico richiesto. Il suo ragionamento è: anche se non è necessario, comunque non gli fa male".
ParentingPatch via Wikimedia Commons
Il ragionamento è scorretto su due fronti. Innanzi tutto perché ogni farmaco ha effetti positivi ed effetti indesiderati che devono essere soppesati. Se la sua somministrazione è inutile, gli effetti benefici sono assenti e rimangono solo quelli indesiderati. "In secondo luogo, la somministrazione inappropriata di antibiotici danneggia l'intera comunità, perché favorisce lo sviluppo di ceppi batterici resistenti", dice Glover. "La diffusione delle resistenze agli antibiotici non è uno scenario fantascientifico, è una realtà. Già oggi la maggior parte delle vittime del cancro e dell'AIDS muore, di fatto, per l'insorgenza di un'infezione batterica resistente a tutti gli antibiotici disponibili. Nei prossimi decenni l'umanità rischia di precipitare nell'era post antibiotici, rischia cioè di trovarsi completamente sguarnita di farmaci efficaci per trattare le più comuni infezioni batteriche. Senza antibiotici non potremmo trapiantare organi, sottoporre i pazienti oncologici a chemioterapia, prenderci cura dei bimbi nati prematuri, neppure curare semplici ferite".
Quali sono allora gli accorgimenti necessari per rallentare la diffusione delle resistenze batteriche? "Da parte dei pazienti adulti e dei genitori dei piccoli pazienti è necessario fare ricorso agli antibiotici solo su prescrizione del medico curante, senza cercare di influenzare la sua decisione", risponde l'esperta. "Da parte delle società mediche nazionali e internazionali è necessario redigere delle linee guida stringenti sull'appropriatezza delle prescrizioni. Dal canto suo, l'industria farmaceutica dovrebbe offrire ai medici strumenti diagnostici sempre più rapidi e affidabili per determinare in ambulatorio l'origine virale o batterica delle infezioni e investire nello sviluppo di nuovi antibiotici basati su meccanismi differenti da quelli ormai scarsamente efficaci a causa delle resistenze".

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